CENTOCINQUANTA E PORTARLI ALLA GRANDE

La Società del Sandrone prepara il carnevale, festeggia i 150 anni di attività e programma anche un trasloco. Una lunga storia ancora da raccontare.

Di Annarosa Ansaloni

Ma quanti anni ha Sandrone? In tempo di Carnevale la domanda è legittima, la risposta non facile. Sicuramente la maschera modenese compare ai primi dell’800 nella compagnia di burattini di Luigi Rimini “Campogalliani” e del genero Giulio Preti, che nel 1840 gli trova anche una moglie, Pulonia. I due coniugi ci pensano un po’ prima di mettere al mondo nel 1846 Sgorghiguelo, che andrà a completare la formazione della Famiglia Pavironica (da “pavéra”, erba palustre dai mille utilizzi contadini, stessa radice del cognome Pavarotti). In realtà la figura del villico un po’ zotico era già presente nelle feste carnevalesche della corte Estense, e di un Sandrone ci sono addirittura tracce in una commedia cinquecentesca di Giulio Cesare Croce, il padre di Bertoldo, altro contadino dal cervello fino.
Ma se le origini della maschera si perdono nella “fumana” della storia, certa è invece l’età della Società del Sandrone, nata quando il “re della baracca dei burattini” prese sembianze umane. Era il Carnevale del 1870, e Sandrone in carne e ossa, interpretato da Giulio Preti, fece il suo primo ingresso trionfale in città su un carro trainato da 6 cavalli, con tanto di trono issato su una botte di lambrusco. Esattamente 150 anni fa.
Ancora oggi quella del Sandrone rimane forse la più conosciuta e amata fra le tante società centenarie modenesi, perché incarna spirito, storia e identità della città e della sua gente. Per capirlo basta andare in Piazza Grande il giovedi grasso e farsi largo tra una folla che mai rinuncerebbe al rito popolare dello “sproloquio” della Famiglia Pavironica, l’unica ad aver diritto di parola dall’alto del balcone del Municipio.

Un secolo e mezzo di “divertimento e beneficenza”, come recita il motto della Società, con la “modernità” di non cambiare mai, perché i suoi principi di solidarietà, socialità e tradizione sono quelli che ancora oggi tengono connessa una comunità. I soci sono 850, 150 i bambini del club degli Sgorghigueli che giocando imparano il dialetto e vivono la città. Le attività si susseguono fitte e tra incontri culturali, serate conviviali, mostre, gite, pubblicazioni, le tre maschere della Famiglia sono sempre in giro a portar sorrisi nelle scuole, negli ospedali, nelle case di riposo. Ci si diverte molto, al Sandrone, e c’è anche molto da lavorare, come ben sanno i tanti volontari che portano la benzina del loro impegno al motore dell’associazione. Parlando con Giancarlo Iattici, da 50 anni nel sodalizio e da 17 presidente, quasi tutti i verbi sono declinati al futuro: “faremo, organizzeremo…”. Il futuro più prossimo è questo 150° anniversario, che sarà, come il giovedi di Carnevale, “grasso” di avvenimenti.

Ad aprire il programma la Messa solenne dell’11 febbraio alla rinnovata Chiesa del Voto, officiata dall’Arcivescovo di Ravenna Mons. Verucchi con la partecipazione della Corale Rossini, altra società ultra centenaria storica partner di tante collaborazioni. La settimana clou del Carnevale parte il 20 dicembre, giovedi grasso, con l’arrivo della Famiglia Pavironica scortata dai gruppi carnevaleschi ospiti (ci sarà anche una delegazione dal Ghana), la lettura dello sproloquio in Piazza Grande, le bande con majorettes in Piazza Roma. Sabato 22, nelle sale storiche del Comune, Gran Veglione in Costume dell’800, con dame e cavalieri a volteggiare sulle arie di valzer e polke, mentre domenica 23 la piazza sarà invasa dal Carnevale dei Bambini. Il 24 febbraio il Teatro Pavarotti alza il sipario sull’operetta messa in scena per il 150° “Sandrone al Somarino Bianco”, esilarante parodia del “Cavallino Bianco” su musiche originali e testo riveduto e corretto in chiave pavironica, anche nell’ambientazione: dalle vette del Tirolo alla più nostrana Sestola.
L’evento di chiusura sarà in ottobre al Teatro Storchi, con una grande festa a cui si sta già lavorando. Intanto è in uscita il “numero unico” dei 150 anni, un omaggio a ciò che “il Sandrone” rappresenta per Modena da parte di firme celebri, modenesi e non.

E non poteva mancare una mostra sulla storia del sodalizio che si potrà visitare nella sede di piazzale San Domenico, con una specifica sala dedicata ai burattini. Se il divertimento è assicurato, altrettanto importante sarà la solidarietà, finalità societaria che non è mai venuta meno, fin dal 1870 quando i primi soci finanziarono con i proventi del carnevale lo “scaldatoio” di piazzale Sant’Agostino per garantire ai poveri un posto e un pasto caldi. Nel 150° anno di vita il ricavato dei festeggiamenti, con il sostegno di soci, imprenditori, associazioni e della Banca Popolare, servirà ad acquistare un ecografo di ultima generazione per il reparto di gastroenterologia del Policlinico diretto dalla prof. Erica Villa.
Ma il 2020 rimarrà negli annali anche perché Sandrone cambierà casa. Dalla sede storica di Palazzo Rangoni Taccoli la Società si trasferirà al piano nobile di Palazzo Solmi in via Emilia, la cui ristrutturazione dovrebbe terminare entro l’anno. Spazi più ampi per gli eventi e per sviluppare nuove idee in quello che diventerà un “centro della modenesità”. Una di queste potrebbe essere quella che il presidente coltiva fra i suoi “faremo”: una mostra permanente e visitabile di burattini a Modena, patria dei maestri burattinai. In fondo lo dobbiamo a quell’ “icona” di modenesità che si chiama Sandrone, alle sue origini e anche al nostro futuro.